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Il Cansiglio, altopiano delle Prealpi Carniche posto a cavallo delle provincie di Belluno, Treviso e Pordenone, sovrasta con le pendici esterne a sud e a est la pianura veneto-friulana, mentre a nord è delimitato dalla regione dell’Alpago e a nord est dal gruppo montuoso del Cavallo; infine, ad ovest, la Val Lapisina lo separa dal Col Visentin.

Dalla caratteristica forma a catino, è costituito nella sua parte centrale da tre depressioni: Pian Cansiglio, Valmenera e Cornesega, dove si raggiunge la quota più bassa (898 m). I rilievi circostanti hanno un’altezza attorno ai 1300 m, tranne ad ovest e a sud ovest, in corrispondenza del M. Millifret (1577 m) e del M. Pizzoc (1565 m); ad est con il M. Croseraz si raggiungono i 1694 m. I principali solchi vallivi, dai quali si accede alla conca, sono quelli di Campon (1050 m) a nord e quello della Crosetta (1118 m) a sud.

Il clima è temperato freddo con estati fresche. L’aria fredda che scende dai versanti interni ristagna nella conca dando origine al caratteristico fenomeno dell’inversione termica: la temperatura diminuisce procedendo dai rilievi circostanti alle zone centrali più basse. Gli estremi termici sono compresi, pur se in condizioni eccezionali, tra i +30° e i -30° C.

Sebbene le precipitazioni medie annue siano di circa 1800 mm, i corsi d’acqua a regime permanente inesistenti per la natura carsica del territorio. L’umidità atmosferica assume quasi tutto l’anno valori elevati e spesso la conca è colmata da una fitta nebbia la cui formazione è dovuta alla forte escursione termica giornaliera.

Storia

La prima testimonianza scritta nella quale è citato il Bosco d’Alpago (così era allora chiamata la foresta del Cansiglio) è un Diploma del 923 di Berengario I, incoronato Re d’Italia con l’appoggio dell’autorità ecclesiastica, nel quale il sovrano donava la foresta al feudo del Vescovo-Conte di Belluno. Nei secoli successivi numerose furono le concessioni di diritto di pascolo ad enti e privati, ma la pressione delle attività umane sulla foresta si acuì quando, in epoca comunale, il Cansiglio divenne proprietà della Comunità di Belluno.

Le sorti della foresta migliorarono solo a partire dai primi anni del XV secolo, quando anche il territorio bellunese chiese protezione alla Repubblica di Venezia. Il Cansiglio rivestì un’enorme importanza economica per lo Stato veneziano: la sua ricca faggeta fu impiegata principalmente nella produzione di remi, legname da opera e carbone. Il governo francese e quello austriaco, succeduti con alterne vicende alla Serenissima, attuarono una gestione disattenta, offrendo occasioni di rivalsa sul patrimonio forestale alle popolazioni contermini finché, dopo la nascita del Regno d’Italia nel 1861, il Governo italiano dichiarò il Cansiglio Foresta Demaniale Inalienabile.

La storia più recente dell’altopiano è segnata dai tragici avvenimenti legati alla seconda guerra mondiale: in Cansiglio si stabilì il quartier generale di volontari provenienti dalle aree vicine che, con alterne fortune, si unirono alla lotta partigiana.

Flora

Il visitatore che arriva per la prima volta in Cansiglio rimane colpito dalla bellezza della sua foresta, fortemente caratterizzata dalla presenza di faggi (Fagus sylvatica) spesso molto alti e dai fusti colonnari. Sotto le fronde, nel sottobosco, crescono specie che tollerano l’ombra: le felci, l’anemone dei boschi (Anemone nemorosa), l’elleboro verde (Helleborus viridis), l’acetosella (Oxalis acetosella). La faggeta varia in splendidi colori con il mutare delle stagioni e risente, come tutta la vegetazione della conca, dell’inversione termica: di conseguenza la troviamo distribuita in prevalenza sui rilievi che circondano il piano, dove le condizioni climatiche sono più miti; abbassandosi di quota il faggio si associa all’abete bianco (Abies alba) e all’abete rosso (Picea excelsa), formando un bosco misto che in marzo viene pervaso dall’intenso profumo del fior di stecco (Daphne mezereum), piccolo arbusto dai fiori vivacemente colorati.

Più in basso, in prossimità delle depressioni centrali, vi sono invece boschi puri di abete rosso in gran parte di origine artificiale, nei quali la vegetazione del sottobosco ha un aspetto più povero. Infine sul fondo del catino, dove fa più freddo, si estende una zona a vegetazione erbacea di origine naturale che nel tempo l’uomo ha modificato profondamente per scopi zootecnici, non solo ampliandola ai danni del bosco, ma anche operando una forte selezione sulle specie vegetali. Questi ampi spazi aperti vengono punteggiati dai variegati colori delle fioriture stagionali: suggestiva quella primaverile di genziane (Gentiana verna, Gentiana Clusii) e di crochi (Crocus albiflorus).

Il patrimonio floristico del Cansiglio (interno ed esterno alla conca), unitamente a quello del gruppo montuoso Cavallo-Col Nudo, è tale da aver suscitato profondo interesse nei botanici fin dalla prima metà del Settecento. Il gruppo del Cansiglio-Cavallo infatti durante le glaciazioni rimase sgombro dalla spessa coltre di ghiaccio, offrendosi come rifugio alla flora e favorendo la sopravvivenza di specie endemiche come il geranio argenteo (Geranium argenteum). Di notevole interesse sono gli ambienti umidi (lame, torbiere) che per la loro fragilità ed importanza scientifica sono tutelati dalla legge.

Fauna

Il Cansiglio, area dalla quale la caccia è bandita da tempo, offre rifugio a molte specie animali. I mammiferi più facili da avvistare, soprattutto all’imbrunire, sono il capriolo (Capreolus capreolus) ed il cervo (Cervus elaphus), presente in foresta in buon numero. Questi erbivori, assieme al daino (Dama dama) introdotto in passato dall’uomo, sono in continua espansione per la mancanza di predatori naturali, anche se negli ultimi anni sono state segnalate la presenza della lince (Felis lynx) e le saltuarie incursioni in foresta da parte dell’orso bruno (Ursus arctos).

Vivono qui anche molti mustelidi, animali dalle abitudini crepuscolari e notturne, come la martora e la faina (Martes martes, M. foina), il tasso (Meles meles) e la donnola (Mustela nivalis), il carnivoro più piccolo esistente sull’intero territorio nazionale. L’unico rappresentante dei canidi è la volpe (Vulpes vulpes): mammifero dalle abitudini alimentari molto versatili, lo si può incontrare al suo rientro dalla caccia notturna alla tana, nascosta sovente presso doline e piccoli inghiottitoi; tra i leporidi, invece, è possibile vedere la lepre comune ed occasionalmente la lepre variabile (Lepus europaeus, L. timidus).

Tra i roditori sono frequenti l’agile scoiattolo (Sciurus vulgaris), il ghiro (Glis glis) e numerose arvicole e topi selvatici, mentre tra gli insettivori troviamo il riccio (Erinaceus europaeus), la talpa (Talpa europaea) ed i meno conosciuti toporagni. Molti di questi micro-mammiferi forniscono cibo in abbondanza a rapaci diurni e notturni: tra i primi i più comuni sono la poiana, il gheppio, l’astore e lo sparviere, mentre solo occasionalmente si possono osservare esemplari di aquila reale (Aquila chrysaetos); tra i notturni troviamo l’allocco, le civette nana e capogrosso e lo sporadico gufo reale.