Storia
Il Castello di Piai ha avuto il periodo di maggior splendore sotto la Signoria dei Da Camino nei sec. XIII-XV : lo conferma una cassaforte in legno massiccio, rivestita da lamine di ferro con trama ortogonale assicurate al supporto con chiodi ribattuti, appartenuta fino al 1423 all’ultimo castellano Salatino Scotti ed ora custodito nella chiesa arcipretale di Fregona (un forziere uguale a questo anche per il complesso meccanismo di sicurezza alloggiato sul coperchio, ma di minori dimensioni, si trova al castello di Gorizia).
Situato sul colle omonimo in vista panoramica ai piedi del monte Pizzoc, estrema propaggine occidentale del massiccio del Cansiglio-Cavallo, esso ha origini romane come postazione di controllo, lungo le valli dei torrenti Carron e Friga, affluenti del Meschio, connessa con la strada che saliva verso l’altopiano del Cansiglio e dell’Alpago, in collegamento, anche visivo, con le rocche di Serravalle e Ceneda ad ovest, e con l’insediamento fortificato tardo-antico del Re Matruch a sud, in località Nastego alle Fratte e a est con quelli del colle di San Daniele sopra Osigo e di Montaner in comune di Sarmede.

Le investiture dei Da Camino e il Castello
I Da Camino, per opportunità politica, si fecero via via investire dei feudi, tra cui sempre Fregona, un po’ da tutti: il vescovo di Ceneda Aimone nel 1089, il vescovo di Belluno Druso (o Drudo) nel 1198, il vescovo di Belluno Filippo nel 1211, il patriarca di Aquileia Valficherio nel 1212, il vescovo di Ceneda Alberto nel 1233, il vescovo di Belluno Gorzia de Lusia e il Patriarca di Aquileia 1339… , non è però nostro scopo seguire qui le contorte cause ereditarie e le molteplici investiture dei Da Camino, quello che conta è che, secondo i documenti, i Da Camino si insediano a Fregona tra il 1089 e il 1198 ed è probabile che in questo periodo abbiano costruito il castello di Piai probabilmente sui resti di un insediamento preesistente.
Non è nota la data della distruzione, forse il castello caminese di Piai fu diroccato dagli Ungari di Pippo Spano che dal 1411 avevano invaso il territorio Cenedese, abbattendone la maggior parte delle fortezze, o forse fu abbandonato poco prima, col declino dei Da Camino alla fine del XIV secolo, ultime citazioni rinvenute nei documenti si riferiscono al 1383 durante la guerra con i Carraresi.
La storia successiva
Da quel momento il castello segue le turbolente vicende della famiglia. Il 10 febbraio 1242 Biaquino e Guecello Da Camino sono dichiarati decaduti da tutti i feudi del cenedese prima loro assegnati, per sentenza dei quattro Pari della Curia generale di Ceneda avendo assalito Porto Buffolè e ucciso il vicario episcopale e si cita il “castrum Fregone”.
Nel 1246 il castello di Fregona passa temporaneamente da Tolberto da Camino a Ezzelino da Romano, con cui Tolberto si era alleato. Ezzelino da Romano infatti era da queste parti con intenzioni bellicose: “essendo il signor Ezzelino da Romano col suo esercito dalle parti di Ponte di Piave, e trovandosi con lui il signor Tolberto …”, “quasi spontanea voluntate..”, quasi(!!) spontaneamente, gli affidò la custodia dei suoi castelli. Il castello presto è però di nuovo dei da Camino, il 18 maggio 1261 Biaquino e Tolberto stipulano accordi di divisione dei beni e a Biaquino tocca, tra l’altro, Fregona: ”Castrum Fregonum cum Fregona ”.
Del castello si riparla, 14 settembre 1296 nell’episodio del rapimento da parte dei fregonesi in “montibus faedi” in località Cercenedo, di competenza della gastaldia di Caneva, dei mercanti che passavano con il loro carico, “cum aliquibuis somis”, sulla strada del Patriarca – i mercanti sequestrati vengono rinchiusi nel castello di Fregona “ad castrum Fregone conduxerunt”.
Nei primi anni del 1300 i da Camino si alleano con gli Scaligeri, nel 1315 c’è un doppio matrimonio voluto da Guecellone: Rizzardo (VI Novello) con Verde della Scala nipote di Cangrande, Aica (Gaia) con Franceschino figlio di Bartolomeo I. Questa politica gli inimica Treviso, di fede guelfa, e Guecellone è costretto a ritirarsi a Feltre, però nel 1319 il 27 dicembre, Guecellone chiede e ottiene, con atto di omaggio al vescovo di Ceneda Manfredo di Collalto, l’investitura di Zumelle, Valmareno, Serravalle, Fregona, Cordignano, …
Nel 1320 Guecellone conclude anche un accordo con Treviso, ma i della Scala si ritengono traditi da questo voltafaccia e si apre un periodo confuso di lotte con Cangrande della Scala, anche perché il veronese mira al possesso di Belluno e del Cadore, ed in seguito a questi contrasti Guecellone fa ripudiare da suo figlio Rizzardo la moglie Verde della Scala, e stipula il 22 marzo 1322 un contratto matrimoniale tra Rizzardo e Anna figlia di Ottone II duca di Carinzia; la stipula avviene pubblicamente “ad plebem in platea comunis” a Fregona.
Al ritorno da Verona, nel luglio del 1322, dove si era recato per le trattative di pace con Cangrande, Guecellone viene catturato a tradimento su ordine del vicario di Padova (e probabilmente di Cangrande) e tenuto in prigione a Cittadella per otto mesi, ma nello stesso anno (1 agosto 1322) il vescovo di Ceneda gli rinnova l’investitura, tra gli altri, del castello di Fregona.
Il castello di Fregona viene di nuovo citato nel documento con cui nel 1323 il 13 settembre il vescovo di Ceneda scomunica Guecello e suo figlio Rizzardo; scomunica che arrivava da papa Giovanni XXII che, in base al testamento di Rizzardo fratello di Guecellone, si aspettava di ricevere certi lasciti, e non avendoli ricevuti, aveva inviato due suoi incaricati a “sequestrare” i possedimenti dei Da Camino.
In novembre del 1324 Cangrande occupa Cavolano, Serravalle, Formeniga e Fregona: per cui, essendo morto nel frattempo suo padre Guecellone, Rizzardo VI Novello si riprende la moglie Verde della Scala, e i suoi feudi occupati dallo zio della moglie. Nel 1335 muore Rizzardo VI ultimo dei Da Camino di Sopra per ferite riportate in battaglia nelle praterie dei Camolli presso Sacile, e la moglie Verde, incinta, assume la tutela delle due figlie e del nascituro: Verde però partorisce un’altra femmina e quindi il ramo dei Da Camino di sopra si estingue, col pericolo che, essendo Verde sorella di Alberto e Mastino della Scala, i veronesi avanzino diritti sull’eredità. I Da Camino di sotto si fanno quindi avanti con i loro diritti ereditari, ma anche il vescovo di Ceneda Ramponi pensa di prendersi i feudi perché l’investitura ai Da Camino veniva, almeno secondo lui, dal vescovo di Ceneda.
Quindi il 12 ottobre 1337, il vescovo investe tre Procuratori di San Marco, Marco Morosini, Marco Giustiniani e Giustiniano Giustiniani di un certo numero di feudi ex Da Camino, tra cui Fregona e il suo castello; in cambio si riserva metà delle rendite. I Da Camino di Sotto, Rizzardo IV e Gherardo non molto soddisfatti di questa mossa reagiscono in tre modi: si fanno investire dei beni in questione dal vescovo di Belluno Gorzia de Lusia e dal Patriarca di Aquileia (3 marzo 1339), avviano una causa legale, che vinceranno, ordiscono una congiura contro il vescovo con l’appoggio del Patriarca di Aquileia. Per quanto riguarda la congiura contro il vescovo, il 14 gennaio 1340 Pietro da San Lorenzo, dipendente del vescovo di Ceneda, denuncia la congiura e mostra una lettera come prova.
Fregona è al centro delle trame, un congiurato infatti dice “parteciperanno persone favorevoli ai Da Camino di … Fregona … “ e i congiurati si danno appuntamento a Fregona: ”tra tre giorni andremo tu e io a Fregona a parlare col tuo amico ser Mino, …”. Un successivo documento riporta un interrogatorio dei congiurati (16 febbraio 1340) in cui si fanno anche dei nomi: Joannes de Fregona, definito, assieme ad un certo Guerzulus, “familiares domini Rizzardi de Camino” (familiares sta per servi con incarichi importanti o piccoli vassalli n.d.r.) e si dice che la loro “base” era a Fregona da cui si recavano a Ceneda “venivano a Ceneda e tornavano a Fregona” per discutere dell’uccisione del Vescovo e della distruzione del castello di San Martino di Ceneda. La congiura costringe il vescovo a rifugiarsi a Venezia per sicurezza, e la contesa si chiude nel 1343 quando i Procuratori di San Marco, per evitare ulteriori tumulti, rinunciano all’investitura ed il castello torna in mano ai da Camino.

Il castello viene coinvolto nel 1356 nella guerra tra Lodovico re d’Ungheria e la Repubblica di Venezia con i nobili locali alleati ora con l’uno ora col l’altra: “…, Fregona, ed altri castelli del territorio Trivigiano, tutti cessero alle armi Unghere o rendendosi spontanei, o presi d’assalto”. In seguito nel 1372 durante la guerra tra Veneziani da una parte, Carraresi e il Re d’Ungheria dall’altra, Fregona è citata in una lettera del doge Andrea Contarini in cui si chiedono rinforzi “provvedano senza indugio a arruolare fanterie, mercenari eventualmente o sudditi fidati di Fregona e Solighetto”.
Nel 1383 il castello di Fregona è di nuovo coinvolto nella guerra tra Venezia, Francesco da Carrara e Leopoldo III duca d’Austria. Ferito e fatto prigioniero Guecellone IX che combatteva con i Veneziani, Fregona e le altre fortezze del territorio si arrendono con poca resistenza. 15 ottobre 1383 “il signore di Padova dopo la cattura del castello di Cordignano del signor Guecello da Camino, occupò e detiene … il Castello di Fregona ..del detto signor Gherardo (fratello di Guecello n.d.r.)”.
Guecellone si presume morto a Portobuffolè nel 1390, il fratello Gherardo VII, attiratosi l’odio di Francesco I da Carrara, perse i castelli di Cordignano, Motta e Fregona e rimase prigioniero a Padova per alcuni anni: liberato alla fine del 1390 riparò col figlio Ercole presso Jacopo da Porcia e morì l’anno dopo. Con questi due fratelli si conclude praticamente la storia dei Da Camino, anche se sopravvissero rami secondari ed eredi senza più alcuna rilevanza politica e militare.
Qui si ferma la storia del castello, di cui è incerta la data di distruzione: il Verci nella sua cronaca della guerra che dal 1411 oppone Venezia a Sigismondo d’Ungheria, e che semina distruzioni fino a Marostica e Bassano, non cita Fregona, pur ricordando, per esempio, Cordignano e Valmareno. Questo potrebbe anche non essere significativo ed il castello essere stato distrutto in quelle circostanze, come invece significare che il castello, passato secondo la tradizione a Salatino Scotti (“re Salatin”) che certo non era un guerriero, avendo ormai perduta ogni funzione militare e, forse danneggiato nel 1383, fosse stato abbandonato o destinato ad altri usi.
Sigilli dei “Da Camino”

“S (Sigillo di) VECELI (Guecello) FILII (figlio) DNI (del signor) GERARDI (Gherardo) D (da) CAMINO”

“S (Sigillo di) GERARDI (Gherardo) D (da) CAMINO”

“SIGILLUM (di) BIAQUINO DE CAMINO”

“S (sigillo di) GAIA D (da) CAMINO UX(oris – moglie di) DNI (domini – del signor) THOLB(er)TI DE CAMINO”
Mappe storiche
Approfondimenti
Dal link seguente è possibile scaricare la storia completa del Castello di Piai in formato PDF